Se nel primo appuntamento abbiamo conosciuto meglio Carlo, ora tocca a Germano, altro pilastro per la creazione del progetto dei Dronken Piraten.
-Ciao Germano, grazie della tua disponibilità, dicci un po' chi sei?
Grazie a voi per avermi coinvolto! Dire chi sono non è semplice, però vi dico da dove vengo e cosa faccio. Sono nato a Pescara 31 anni fa, purtroppo però la conosco poco, visto che non ci abito da quando ho compiuto 18 anni. Dopo la scuola superiore ho lasciato la ‘costa nostra’. Ho abitato all’estero o in altre città italiane per lavoro e/o per studio. Nel 2012 mi sono ritrovato a Bruxelles e oggi lavoro nel settore associativo belga. Non credo che cambierei una virgola della mia vita in questo momento. Provo, con tentativi maldestri e risultati modesti, a fare politica perché penso sia l’unico strumento attraverso cui si possa imporre un po’ di giustizia sociale.
- Passiamo allo sportivo cosa ti ha spinto a voler entrare nel progetto assieme a Carlo?
Carlo è sempre stato presente alle edizioni del torneo antirazzista di Bxl ed ha l’aria di saper coniugare pensiero e azione (dote non da sottovalutare). Mi sono reso disponibile per dare una mano alla costruzione di un percorso che riesca a unire sport e pratica antifascista, facendo comunità.
- Cosa pensi dei Dronken?
Che sono una comunità inclusiva che si è aggregata intorno allo sport, a dei valori sani e a un sano spirito di cazzeggio (un mix davvero esplosivo!)
- Il progetto che avete è molto bello ed ambizioso, però Carlo non ha parlato di risultati sul campo, sono meno importanti?
Per me dietro ai risultati si nascondono il lavoro e l’impegno. Se non ti alleni, perdi. Se ti alleni, te la giochi. Perdere è contemplato, ma non dobbiamo cadere nella trappola di pensare che il risultato non conti. Se si fa una cosa, la si deve far bene anche per non perdere l’entusiasmo. E se la si fa bene, col tempo, i risultati arrivano.
- Quali ambizioni future avete?
A titolo personale, mi sento di dire che l’ambizione è quella di riuscire a dare un contributo a un percorso sportivo che sia robusto e inclusivo.
- Ultima domanda, dall'Abruzzo al Belgio per finire con i Dronken, come ci si sente?
Mah, i passi da fare insieme sono ancora tanti prima di potermi definire “dronken”. Però la volontà è proprio quella!
Ancora grazie a Germano per il suo tempo, siamo sempre più curiosi di vedere come evolve questa idea.